di Silvana Verduci
Alzi la mano chi da bambino ascoltava incantato le storie, o chi guardava le immagini dei libri come mondi dove tuffarsi con la fantasia. Riuscite a ricordarne l’emozione e quali storie volevate che gli adulti vi raccontassero ripetutamente?
Io attendevo con entusiasmo quel momento, era il rituale piacevole e rassicurante per incontrare gli stessi personaggi o l'entusiasmo per conoscerne di nuovi.
Nessuno di noi può fare a meno di raccontare e di ascoltare storie, anche in contesti di disagio. Ad esempio in ospedale.
Da qui comincia la mia storia di naso rosso.
Per sette anni sono stata una volontaria clown di corsia in ospedale nei reparti pediatrici di medicina generale e oncologia.
Una pallina rossa sul naso. Quest'oggetto minuscolo ha la capacità di incantamento sui bambini.
Cosa può fare, e quante cose può essere un clown?
Al clown è concesso sbagliare, essere imperfetto, fare brutte figure, esser incapace, piangere, essere ridicolo, commuoversi dalla gioia, ma anche meravigliarsi per quello che non riusciamo più a vedere nella quotidianità rumorosa.
Il clown di corsia gioca e inventa giochi, ma soprattutto crea relazioni.
Il naso rosso del clown è la maschera più piccola del mondo.
È la definizione della psicologa Alessandra Farneti che ha dato il titolo al suo libro La maschera più piccola del mondo. Aspetti psicologici della clownerie.
L'alfabeto birichino, I numeri sbarazzini, Gatti acrobatici e Pesci spericolati
La terapia del sorriso o per meglio dire la gelotologia, si basa sugli studi di psico-neuro-endocrino-immunologia (pnei).
Esiste una ricca letteratura scientifica con numerose ricerche e testimonianze di come il buonumore sia una vera e propria medicina per mente e corpo. È una nuova posizione che ha rivoluzionato il concetto di cura e di assistenza in ospedale e in altri luoghi di sofferenza fisica e mentale.
È l’umanizzazione delle terapie mediche alla persona.
È l’intuizione che prende forma nell’esperienza vissuta dal medico-clown Patch Adams.
L'attore Robin Williams ha interpretato abilmente il ruolo del protagonista nel film Patch Adams diretto da Tom Shadyac. Era il 1998.
Ogni aspirante clown di corsia prima di iniziare il volontariato in ospedale, si prepara per trovare la sua identità di pagliaccio.
Il suo abbigliamento, le sue attività preferite, come si muove, se ha ossessioni (da trasformare in divertimento), ecc., tutti aspetti che definiscono il personaggio.
Spesso sono alcune delle caratteristiche della propria personalità.
Io ad esempio mi chiamavo clown Colore perché amo e lavoro con i colori, disegno e dipingo.
Ogni clown di corsia si “specilizza” in abilità. Lo scopo è stupire i bambini per farli sorridere.
C’è chi fa magie, chi sculture di palloncini, chi suona, chi diventa un abilissimo giocoliere.
Spesso in ospedale arrivano veri e propri clown per mestiere, artisti straordinari che fanno sbalordire adulti e bambini.
La figura del clown di corsia è diversa.
Per il clown di corsia non è tanto importante la prestazione artistica e l'abilità tecnica, quanto invece il riuscire a entrare in sintonia con i bambini o gli adulti ammalati "sbirciando" in punta di piedi, imparando ad ascoltare il bisogno del momento.
Non è semplice.
È necessaria un'educazione alla sensibilità verso la sofferenza degli altri.
Ricordo i primi mesi alla ricerca delle mie abilità. Mi sentivo incapace nel fare quello che piace e diverte i bambini come creare figure con i palloncini, fare magie della sparizione e apparizione, e altre diavolerie. Io non sapevo fare niente!
Un giorno accadde naturalmente che cominciai a inventare storie con gli oggetti nella stanza e poi da quelli che sceglievo di portare per il mio personaggio.
Sicuramente saranno state tutte le storie ascoltate da bambina e i libri che il mio caro papà libraio non mi faceva mai mancare. Mi veniva facile inventare le storie.
Tutto iniziò da una piccola borsa di plastica morbida a forma di innaffiatoio dal colore giallo limone.
Era un oggetto buffo indossato con serietà! Ma soprattutto potevo far uscire dalla borsetta qualsiasi cosa perché dentro c’era la fantasia.
La borsetta non era sempre vuota, a volte custodiva oggetti reali che cambiavano a seconda dell’esigenza dei piccoli ospiti in ospedale.
Scoprii quante cose può diventare un solo oggetto fino a trasportarti in nuovi mondi dell’immaginazione
La cosa più ovvia da fare con un innaffiatoio è quella di riuscire a rinfrescare le idee quando sono confuse: basta innaffiare la testa. Lo facciamo tutti prima o poi. E se la giornata è grigia con l’innaffiatoio arriva l’arcobaleno, sì, avete capito bene. Basta infilare fili di lana colorati nei fori. E quante cose cambiano in una giornata con l’arcobaleno? Si intravede qualcuno nei colori? Osservate con attenzione.
Molte volte la borsetta diventava il mio atelier portatile con matite colorate e carte. E se faceva freddo? Allora l’innaffiatoio diventava una teiera, la mettevamo sul fuoco per preparare un tè caldo.
Un innaffiatoio è anche curativo. Cosa? Non lo sapete? Strano. Provate. Sono curiosa di sapere il vostro metodo di cura!
E poi sono nate le storie sensoriali, storie che dovevano aiutare i bambini più piccoli e quelli più speciali ad “ascoltare”, quando capivi che ti trovavi di fronte a serie difficoltà di coordinazione motoria e di percezione sensoriale, deficit della vista o dell'udito, oppure quando, e spesso accadeva, incontravi bambini e famiglie straniere che non comprendevano la nostra lingua.
Chi tra di voi è appassionato lettore di albi illustrati conosce sicuramente i libri muti, ovvero i libri senza parole, libri che facilitano la comprensione di una storia solo attraverso la narrazione per immagini.
Quando ho iniziato a fare il clown di corsia non erano ancora apprezzati come lo sono oggi e venivano sottovalutati soprattutto dai lettori occasionali e da quelli che volevano "leggere" una storia ai più piccini.
Molti di questi libri adesso vengono utilizzati anche per la didattica a scuola.
Il nostro gruppo di volontari però non nasceva come lettori di libri, quindi le storie le cercavamo altrove.
Siamo circondati da storie, basta guardarsi intorno e osservare a "testa in giù" gli oggetti.
In una stanza di ospedale gli oggetti sono pochi, e quelli che sceglievamo di portare creavano lo spunto per aiutare i bambini a creare un'immagine mentale.
Piccoli contenitori sonori, qualche pupazzetto e altri ninnoli clowneschi permettevano di trasformare una stanza o solo alcuni oggetti di una stanza (il letto, la sedia, ecc.) in paesaggi e personaggi della fantasia.
Esistono tanti modi per inventare e raccontare le storie. Ci possono aiutare i materiali, ma l'ingrediente fondamentale è la fantasia che ci aiuta a creare scenari sospesi tra la realtà e la finzione.
Dove e come si trova la fantasia?
Domanda impegnativa che meriterebbe un approfondimento a parte.
Quando avete dubbi, sbirciate nei libri dei grandi maestri come Rodari, Munari, i buoni libri illustrati per l'infanzia, l'arte, riscoprite la capacità di saper giocare anche da adulti. Non prendete tutto per scontato, mettetevi "a testa in giù" per osservare da un'altra angolazione. Anche da questo capovolgimento spesso nascono idee strabilianti.
Da quell’esperienza mi è rimasto tanto. È cambiato il mio punto di vista rispetto a molti dei dilemmi esistenziali che ciascuno di noi porta dentro.
Ed è stata proprio questa esperienza che contribuì a farmi riavvicinare alla mia prima grande passione per la letteratura per bambini e a riprendere carta e matite colorate per disegnare per i bambini.
Così nacque la collana di illustrazioni Un Sorriso per il Buonumore.
Le immagini che accompagnano il testo di questo Blog appartengono all'omonima raccolta, così come l’albo illustrato Camomillo e la margherita blu scritto da Cinzia Chiesa e da me illustrato, pubblicato con la nostra piccola casa editrice indipendente MagicaLibri che affianca le attività dell’associazione Bottega del Racconto – Arti e Libri Bologna.
Appena Dio rise nacquero sette dei che governarono il mondo, appena scoppiò a ridere apparve la luce, alla seconda risata apparve l'acqua e al settimo giorno che egli rideva apparve l'anima...
Umberto Eco
Piccola bibliografia
Alessandra Farneti, La maschera più piccola del mondo. Aspetti psicologici della clownerie, Alberto Perdisa Editore, 2004
M.Capurso e M. Trappa, La casa delle punture. La paura dell'ospedale nell'immaginario del bambino, 2005
Patch Adams e M.Mylander, Salute! Ovvero come un medico - clown cura gratuitamente i pazienti con l'allegria e con l'amore, ed. Urra, 1999
S. Fioravanti, L. Spina, La terapia del ridere. Guarire con il buonumore, ed. Red,2002
C.Simonds, B. Warren, La medicina del sorriso. L'esperienza dei clown - dottori con i bambini, Sperling & Kupfer Editori, 2003
Cinzia Chiesa, AntonGionata Ferrari, Nel respiro del vento una foglia, ed. Lapis, 2106
M.Cavallo, Il racconto che trasforma. Testo e scrittura nella costruzione della persona, ed. Edup, Nuova Biblioteca di Arti Terapie, 2002
Bergson, Il riso. Saggio sul significato del comico, editori Laterza, 2001
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